In nome della madre, e del padre
Sentivo ancora le vangate franare sulla bara di mio padre, pesanti più delle sue urla, dei passi quando entrava in casa, e la sua tosse, e un puzzo di sudore e trucioli di legno.
Sentivo ancora le vangate franare sulla bara di mio padre, pesanti più delle sue urla, dei passi quando entrava in casa, e la sua tosse, e un puzzo di sudore e trucioli di legno.
La mamma ci ripeteva di continuo che non potevamo andare nello studio di papà: non era un posto per signorine, diceva. Papà, invece, non aveva neppure bisogno di dirlo, non ci parlava quasi, era sempre serio.
Il giorno in cui Luca Carulli sparì per il mondo intero aveva da poco compiuto trent’anni. Si alzò dal letto in tarda mattinata. Barcollava nella stanza, al buio, squassato da conati di vomito e attento a non inciampare nel gatto che gli strusciava ai piedi.