Yin, che forse è Yang

Tra ogni lettera c’è un fiore, te l’avevo detto
Ma chi calpestò parole rovinò le aiuole
Quindi le chiudemmo una per una dietro un cancelletto.
Xenoverso, Rancore.

In periferia i palazzi e i cani hanno le stesse fantasie assassine. Di piscio, sangue, mascelle arroventate. A volte di fiori nati marci. Perché marcio ci nasci, non ci diventi. Che tu sia un fiore, un cane o un palazzo.

«A volte mi sembra di poter produrre dei buchi nella realtà, di modificarla. Come quando ho materializzato il Purgatorio.»
«Ancora con questa storia? È una malattia. Sei malato.»
«E se avessero ragione quegli altri sul velo di Maya?»
«Ma chi?»
«La trama nascosta è più forte di quella manifesta
«Mi crei una realtà parallela dove abbiamo soldi, successo, una casa senza il cesso di Trainspotting e poi torni?»
«Guarda che non funziona così, la fai troppo facile.»
«E come funziona? Dimmelo tu. Ah, no, aspetta… io che ti sto anche ad ascoltare.»

Mattia e Chiara si trovavano quasi ogni settimana davanti al Baretto: ufficialmente per vedersi e raccontarsela come si fa tra buoni amici, più verosimilmente per lenire la propria solitudine.

«I poveri», aveva spiegato Baudelaire, il cane di Mattia – anche i loro cani si incontravano a poca distanza per discutere –, «non è che sono poveri solo perché non c’hanno i soldi, quello è il minimo. Sono poveri perché non possono desiderare: se un figlio dice di avere il mal d’amore, il mal di scuola o un altro male, il genitore alza la voce e gli urla addosso che lui, il figlio, problemi non ne ha e dovrebbe, invece, iniziare a contribuire in casa che così li conosce davvero, i problemi. Allora il figlio alza anche lui la voce e poi va al Baretto come i nostri padroni.»

Altisonante, era intervenuto anche Pluto:

«È vero, quando il proprio posto nel mondo è tra muffa e rifiuti, per trovare un senso ci hai da scavare. Ma ho sviscerato attentamente la questione. Come con le ossa di pollo, e lo sapete quanto io ami quel tipo di ossa. Ho scoperto che la vita accade sempre e ovunque, per esempio contemporaneamente stiamo accadendo, siamo accaduti e accadremo.»
«Nietzsche? Mi ha fatto così schifo quel libro che gliel’ho mangiato, a Mattia. Guarda che Nietzsche è diventato totalmente pazzo.»
«Non è corretto, è piuttosto vero che abbia unilaterizzato la coscienza.»

Al Baretto, il barista e i camerieri, in qualche modo misterioso, sapevano già del cambio d’asse. Dell’entrata in orbita dell’Altra Luna, e dell’inizio del Periodo di Mezzo: l’era apocalittica prima della rinascita definitiva dell’Altra. Il barista raccontava della strana sensazione che sentiva spesso la sera al petto, come se stesse per morire.

«Tipo, cosa senti?», gli chiese Mattia che lo incontrava sempre in palestra, dove lo vedeva allenarsi.
«Una stretta all’altezza del cuore. È anche che la mia compagna è stata male ultimamente.»
«Ma in palestra cos’aveva quel tipo con cui discutevi?»
«Ha detto ad alta voce che un attrezzo non stava funzionando, e quando mi sono fatto avanti per aiutarlo mi ha detto che mi dovrei fare i cazzi miei, allora niente, mi sono allontanato.»
«Sono tutti così scontrosi ultimamente, ve’?»
«Sanno che sta per finire l’Era di Eva, la donna tecnica» intervenne Chiara.
«Di chi?»
«La prima moglie di Adamo. Quell’uomo in palestra apparteneva alla fine di quest’Era. Tu invece, Jack, sei nettuniano. Stai aspettando Lilith.»

***

In periferia i palazzi e i cani hanno le stesse fantasie assassine. Di piscio, sangue, mascelle arroventate. A volte di fiori marci. Perché marcio ci nasci, non ci diventi. Che tu sia un fiore, un cane o un palazzo.

Chiara desiderava spesso di morire, ma non lo diceva a Mattia quando si vedevano. Gli diceva soltanto che sognava a volte di essere un’alga azzurrognola immobile sul fondo di un dorsale. Lui diceva che la poteva capire, o forse no. Poi una lacrima le rigava le guance e lui rispondeva con il silenzio.

Baudelaire, invece, parlava di continuo coi compari suoi canini.

«Oh, Pluto.»
«Eh. Dimmi.»
«Cos’è questa storia di Lilith?»
«A quanto pare è entrata in asse l’Altra Luna, si è allineata alla terra. Dopo un ciclo di nascita, sviluppo e morte di Eva.»
«E cosa dovremmo aspettarci?»
«Irruenza femminile. Energia straripante, che circola, supera i bordi. All’inizio nasce innocente, ma forse possiamo aspettarci Rivoluzione: più in là.»
«Come sai tutte queste cose?»
«Eh, Chiara ne parla spesso, anche al telefono.»
«E tu ci credi veramente?»
«Certo, Chiara le sa queste cose.»
«E come fa a saperle, scusa?»
«Le sente. Ma non hai visto che stanno comparendo nuove insegne fuori dai bar? Al posto di quelle vecchie.»
«Non ci ho fatto caso.»
«E facci caso. “La Bimba sta arrivando”, ci scrivono sopra i negozianti con i pastelli a cera dei bambini.»
«Dicono anche che un Drago si stia aggirando in fase di creazione in giro per la città.»
«Adesso cosa c’entrano i Draghi?»
«Mai sentito parlare del Sangue di Drago? Compare nelle fasi mediane, nei momenti che sanciscono un passaggio tra cicli cosmici, al fianco di Dioniso. Ne vedremo delle belle, Pluto.»

***

Una piccola strada, ricoperta quasi sempre di melma, circondava la casa di Chiara. Due piccoli fiori a lato del marciapiede sopravvivevano misteriosamente a ogni intemperie, mentre i loro compagni erbacei perivano non reggendo la lotta. I due fiori si chiamavano Flì e Flò: così aveva deciso un giorno Chiara.

«Flì e Flò non si sbilanciano mai.»
«Davvero parli dei fiori in questi termini? Ormai umanizzi anche loro», rispose Mattia.
«Oh, no, non li umanizzo perché i fiori sono molto meglio degli uomini.»
«Va bene. E in che senso non si sbilanciano?»
«Non pensano possa avvenire una Rivoluzione. Piuttosto, pensano che bene e male siano due facce di uno stesso ciclo e che si contaminino a vicenda a partire da un punto zero. Quelli che sono stati considerati i buoni fino a ora, i figli di Eva, sotto una prospettiva differente sono stati i cattivi, soprattutto in quest’ultima fase del ciclo, quella del predominio di Madre Tecnica.»
«Curioso.»
«Fidati, Flì e Flò non sbagliano mai in queste cose, ricordati che i fiori sono molto più vicini di noi ai segreti della natura.»

***

In periferia i palazzi e i cani hanno le stesse fantasie assassine. Di piscio, sangue, mascelle arroventate. A volte di fiori nati marci. Perché marcio ci nasci, non ci diventi. Che tu sia un fiore, un cane o un palazzo.

«Ci vediamo stasera alle 9 allora.»
«Certo, andata. Sempre Baretto, vero?»
«Sì, esatto. Baretto.»
«L’altra volta c’era un altro barista. Mi ha offerto un toast.»
«Come fai a farti offrire sempre cose?»
«Boh, sai ho accennato al fatto che non ho mai soldi, che ho rinnegato l’unica cosa che mi abbia voluto insegnare mio padre da piccola: contare le monete, una a una, e fare piccoli mucchietti di soldi.»

***

In periferia le cose hanno il sapore del ferro. Di quello arroventato, sfrigolante sotto il martello degli operai. Di quello del sangue dentro la bocca di un bambino che si taglia con il lato gelido di un ghiacciolo. Di quello sparso a terra di un piccione investito da un’auto.

«Hey, Chiara.»
«Mattia!»
«Cosa ordiniamo? Due birre?»
«Due birre vanno bene, io una rossa.»
«Sai, Chiara, potresti aver ragione riguardo a Lilith e a quello che dicevi sul cambio di asse» disse Jack il barista.
«Davvero, Jack, hai iniziato a credermi? A cosa lo devo?»
«Beh, l’altra volta sono entrate qui al bar due ragazzine, e una di loro aveva i capelli lunghi e ondulati, e diceva di essere “la cavalcatrice e amica dei cavalli”… poi è arrivato un tipo, ha iniziato a chiedermi cosa mi piacerebbe portare “dall’altra parte”.»
«E tu cosa hai risposto?»
«Beh, non capivo molto, all’inizio. Ma il tizio ha insistito, e così ho risposto: “probabilmente il mio computer”. E lui ha attaccato un discorso strano sul fatto che la ragazzina dai capelli lunghi fosse una prefigurazione della Bimba, e sul fatto che si ricomincerà da capo, e che non sa se portare un computer possa essere una buona mossa perché si potrebbe in fondo ricominciare da capocapo, anche senza la tecnologia.»
«Capisco. Perciò si sta già spargendo la voce. Bello, Jack, che tu mi credi.»
«Ma tanto noi saremo già morti, ci importa davvero tutto questo?»
«Non esserne così certo: e se si ricominciasse anche lì da capocapo? Tipo dagli uccelli e dai pesci…»
«E se di là, ricominciando il giro di giostra, tu potessi scegliere se essere uccello o pesce… cosa sceglieresti?»
«Pesce. Senza ombra di dubbio. Tu, Mattia?»
«Ah, scusate. Mi sono perso nei riflessi della mia birra, non so nemmeno di cosa state parlando.»
«Niente, stavamo dicendo: se tu dovessi scegliere tra essere un pescetto o un uccelletto, che sceglieresti?»
«C’è anche da pensarci? Un uccello libero e variopinto.»
«Che arroganza, Tia! Non si può vivere di sommità.»
«Sentite, scusate se interrompo i vostri discorsi cosmici, ma Jack, buona la birra! Migliore del solito, non so perché.»
«Grazie! Sempre artigianale, ma ho cambiato rifornitore… e comunque quella ragazzina e il tipo, beh, mi hanno colpito.»

***

In periferia i palazzi e i cani hanno le stesse fantasie assassine. Di piscio, sangue, mascelle arroventate. A volte di fiori nati marci. Perché marcio ci nasci, non ci diventi. Che tu sia un fiore, un cane o un palazzo.

«Oh, Flò, ma secondo te stanno insieme Chiara e Mattia?»
«Ah, chi lo sa, Chiara non parla che delle sue stramberie, è difficile da decifrare.»
«Credo sarebbero una bella coppia.»
«Tu dici? Non lo so… lei è sempre triste, lui, eh, pure.»
«Oh, Flò.»
«Dimmi, Flì.»
«Non so se è vera tutta la cosa di Lilith, ma al prossimo giro non voglio più essere un fiore.»
«Ma Flì, cosa vorresti essere?»
«Non lo so, ma non più questo. Siamo stati già calpestati da suole sozze più di una volta.»
«È vero, ma è il prezzo dell’innocenza, a volte.»
«Eh, comunque… l’importante è non essere umani.»

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *