Sedevano su un muretto bianco, dando le spalle al mare. Qualcuno faceva il bagno nelle zone meno inquinate. Erano perlopiù anziani che, in preda alla nostalgia, si abbandonavano alle acque opache e ai rifiuti di plastica.
Agostino si voltò a guardarli e provò la malinconia delle cose mai vissute; poi guardò Malesia, seduta accanto a lui. Sorrise a quelle spalle abbronzate, alla canotta a righe turchesi e alle gambe ben tornite che la gonnellina bianca metteva in mostra. Malesia smise di contemplare il viavai della gente sulla passerella di legno. Il suo piccolo naso dalla punta rotonda era come un sassolino strappato alle profondità marine più intonse. Un sassolino pulito di cent’anni prima.
“Voglio un ghiacciolo” disse.
Negli occhi ambrati di Agostino ci fu un guizzo di contentezza. Aveva dimenticato.
Comprarono un ghiacciolo al limone e uno alla fragola. Quando erano piccoli se li scambiavano, così da poterne gustare due diversi per volta. Ora però qualcosa nel modo composto in cui Malesia mangiava il ghiacciolo, tirando fuori appena quel petalo di fiore che aveva per lingua, faceva capire ad Agostino che la vita è in costante mutamento.
“Mi sei mancata, per tutti questi mesi” le disse.
“Anche tu. E anche i ghiaccioli.”
“Mangiarli all’aperto è fantastico. Sembra di avere una macchina del tempo.”
Malesia gli rivolse un’occhiata interrogativa. Il suo amico diede un morso alla punta rosea del ghiacciolo.
“Te l’ho detto anche l’anno scorso. I nostri genitori…”
“Ah, sì. Pensa che strano.”
“Mio padre ha visto la prima volta mia madre così. Lavorava nel bar di un lido e lei venne a comprare un ghiacciolo. E si sono innamorati.”
Malesia staccò la bocca dal proprio, di ghiacciolo, e lo vide brillare di saliva sotto il sole cocente. Bisognava fare in fretta, altrimenti si sarebbe sciolto tutto.
“Chissà com’era all’epoca. Mangiare cose di questo tipo fuori casa, a agosto.”
“Uscire di casa, a agosto! Immagina vivere tutto un anno così, in giro a divertirsi, senza il lockdown stagionale.”
“Immagina non dover indossare quelle orrende tute termoregolatrici nei mesi caldi.”
“Immagina se avessimo un futuro” disse Agostino. Voleva scherzare, ma la voce gli venne fuori greve.
Mentre il liquido zuccheroso colava sulle loro mani, il cielo dicembrino infuocava. Guardarono l’enorme astro cattivo sovrastante, verso il quale non c’era ormai più alcuna protezione.
“La settimana prossima è Natale, che ti farai regalare?” domandò lui.
“Ago, ma noi…” mormorò lei “a vent’anni ci arriveremo?”
Il ragazzo terminò il suo ghiacciolo e si leccò le labbra. Quel sapore dolce e fresco gli fece provare un improvviso bisogno di tenerezza. Forse era questa dolcezza che aveva fatto innamorare i suoi genitori.
“Sì che ci arriveremo. Tre anni passano in fretta.”
Malesia fissava ancora il sole. Le sue cosce erano tutte impiastricciate di limone; rimaneva solo un pezzo di ghiacciolo attaccato a metà del bastoncino.
“E a trenta? A quaranta?”
A questo Agostino non si sentiva di rispondere. La verità era nella loro pelle madida e accaldata. Nell’aria irrespirabile, nei vecchi che facevano il bagno nell’immondizia.
Malesia comprese il senso di quel silenzio e scoppiò in lacrime. L’ultimo pezzo di ghiacciolo si era ridotto a un grumetto molle e cadde per terra quando la mano che reggeva il bastoncino cominciò a tremare.
Agostino pensò che presto tutto sarebbe stato come quel ghiaccio giallino che si liquefaceva ai loro piedi e che di tempo, davvero, non ce n’era più. E l’aveva capito anche Malesia, perché a un tratto si ritrovarono abbracciati, le labbra fuse nel sapore della fragola e del limone, senza sapere più dove tenere le mani né dove finissero le lacrime dell’uno e dove cominciassero quelle dell’altra.
Quando si separarono, si guardarono in faccia molto meglio di come avevano fatto fino ad allora e risero senza motivo, come quando erano piccoli. Agostino sentì il suono della sua risata mescolarsi a quello della risata di Malesia e comprese che non era stata la dolcezza di quella merenda estiva a far innamorare i genitori vent’anni prima.
A spingerli a prendere coraggio era stata la vita breve di un ghiacciolo.