Morta Costanza nel marzo 2034, la vita di Daniele è andata in crash.
Settembre ‘35, appena D. ha cominciato il riavvio, nuova casa a Viterbo, aumento di task da remoto della multinazionale statunitense con cui lavora, mano di scheletro lo trascina giù, sottosuolo di silicio e confusione, la sorella Filippa s’è finalmente convinta a accendere lo YanMo quantistico di C. e inviargli la maliziosa nota di testo che contiene.
Mi ha tradito per quasi due anni.
Sì, e voleva comunicartelo.
Questo l’ho letto, “meglio perdere una persona infedele che una fedele”. Tu, però, me lo volevi nascondere.
L’ho nascosto a tutti. La diffusione di una notizia del genere avrebbe infamato il nome di Costanza e dell’intera famiglia.
E non potevi lasciar perdere definitivamente?
Filippa ha singhiozzato.
Parlami di lui.
Non ne so molto. È greco, Kostas si chiama, ha circa la tua età, un musicista post-jazz, post-fusion, non me ne intendo, scappato in Italia mi pare nel ‘27, l’estrema destra greca aveva vinto le elezioni, Kostas parteggiava per i ribelli, deve aver combinato un guaio durante una manifestazione, ha una cicatrice sulla guancia.
Una specie di esule greco? E dove l’avrebbe conosciuto?
A Vitorchiano. Non so altro, credimi.
Sul serio? Me l’ha fatta sotto al naso?
4 anni di convivenza a Vitorchiano, casa della nonna di C., tumore in 4 mesi, prosciugate le finanze delle 2 famiglie per le cure, l’ha uccisa.
D. l’ha amata, la tragedia della morte non finisce, si deposita sul fondo, il tradimento è un processo in conflitto con l’intero sistema, insonnia, nuovo culmine della disperazione, Dovrei forse tornare a Vitorchiano?
D. passa via ponte, borgo tagliato meraviglia sul verde, costeggia il centro commerciale, comanda alla vecchia SAIC di autoparcheggiarsi. Sotto al soldato di peperino guarda il Grand Hotel Vicus Orclanus, ne aveva visto il cantiere l’anno prima, edificio di finta pietra sul lato opposto alle mura, fatto costruire, così la stampa locale, da un imprenditore svedese, fake post-ipermoderno di architettura medievale da film science-fantasy.
Quindici mesi dopo identica Vitorchiano, addirittura più antica, gente quadruplicata, il Comune è riuscito a ottenere fondi dalla Regione Appeninica, erogazione incentivi, aste immobiliari da base ultra-cheap, acquirenti perlopiù italiani e anglosassoni, paese cosmopolitizzato ripopolato in tre mesi. Nano mura, merli, porta Romana buca la torre, feritoie, il borgo troppo perfetto non è un villaggio renderizzato, L’unica vera finzione era il rapporto tra me e C. Mano di lei attorno al polso, non più fredda, mano calda, ricordo tattile, mano d’amore (Vieni con me, gli sussurrava C., voleva fare sesso, lo portava in camera da letto).
Ingresso, check-in box come nei musei, scansione viso, user non residente, pagamento Intero, impronta digitale e codice banca, ticket ricevuto sullo smart-watch, chiuso al traffico 24/7. Superata torre-porta Romana, via Arringa, la microchiesa della Trinità sulla sinistra (Adoro la rose window, diceva sempre C., non conosceva il corrispettivo italiano rosone) e davanti la casa dove abitavano, secondo piano, teca 1, sismografo cardiaco impazzito, troppa gente, la sera sta scendendo, D. si rifugia dalla Madonna in cima al profferlo dietro la torre, Chi ci vive adesso? K. è mai stato lì dentro? Nel borgo museato, archeologia di coppia, la prima teca è terminale, convivenza-morte, D. felice, D. ignaro del tradimento, D. come distruzione. C. insisteva con le traduzioni dal cinese, amava la Cina, le assurdità di Lao Tsu, Cosa predicava quel santone, l’adulterio?, la malattia tormentava, spossatezza, vertigini, vomito, Non c’è più niente da fare, cure palliative, rinuncia alla vita, coccolata da D., vederla gonfiarsi, vederla morire, ultimo mese, entrambi morti. (Grazie, diceva lei), occhi neri acquosi, cocktail d’affetto e rassegnazione. Lui baciava la fronte calda, sentiva il proprio viso sgranarsi, pixel primitivo, dolore poligonale. Ogni volta che C. si addormentava e prima di svegliarsi al mattino, D. alla finestra, (Girati verso di me, implorava la Madonna, salvala, ora chiedeva aiuto per sé e un castigo per l’avversario, non conosceva la punizione al silicio per K., Ho amato D., lui soltanto).
Via Arringa, cammina corpo fiero, non più giovane, qualcosa spinge nel core di Vitorchiano, inconscio sussultorio. In fondo al vicolo dell’Arco un bagno in muratura, roba da turisti, D. e mamma nel villaggio outlet, vite che si accumulano. Procedendo, ristoranti neotipici, pseudotipici, Bed & Brunch, negozi in chiusura, architettura madre dei palazzi incorrotta, tutti nuovi tranne l’alimentari di Alessio, stessa insegna di dieci anni fa, stessa ventola brontolante, terza moglie al frigodesk. Luci si accendono nelle case, le accende D. passando, erano disabitate, l’anno zero di Vitorchiano, many people non tanta gente, D. vivace nel paese disabitato, D. morto nel paese rinato.
Piazza Roma, teca 2, torre dell’orologio svetta, fontana a fuso spillante da quattro musi, eleganza al servizio della solitudine. Max concentrazione umani, folta comunità cinese, ricordi mixati, molteplici sagre, tutte con C., sempre C., fumi di inconscio, blur di ricordi su circostanzialità di pensieri, pressione, tensione, spostarsi sul belvedere, buio verde, verde dentro, trekker dietro di lui fissa l’oscurità, risucchio subliminale della sottostante porta Tiberina, D. scappa, salvataggio.
Piazza Sant’Agnese, malinconia fora l’angoscia, cunicoli d’ossigeno. Xenoflettori spianati, yoga multietnico su tatami antishock, global warming = autunno a metà novembre, avrebbe partecipato anche C., lei praticava yoga nel piccolo soggiorno, sembrava serena, D. l’accarezzava, schiena calda. Piazza incantevole, l’arco che conduce all’ex convento, riaperto AI museum, scale che salgono verso la torre del palazzo comunale.
Via Santa Maria, torre-clone, porta secondaria della chiesa, timpano gotico (Non è affascinante? Io lo trovo misterioso, aveva detto una volta C. allo scettico D.), facciata-capanna, finestre povere, (la rose window gotica piaceva a C.), panchine occupate, un omone parla da solo, Dov’è Ciccio?, urban robot pulisce, ozonizza, silenzio elettrico.
D. riparte, Non si sfugge agli intestini del borgo, intestini del sé, corre a fianco alle scalinate sul profferlo, lì sopra la casa del vescovo, niente donne per lui, niente fidanzate morte, niente tradimenti.
Palazzo duecentesco, teca 3, pausa in fronte alle fornici, cena a finestre spalancate, Dai ricordi non c’è scampo, maggio 2002, nell’appartamento è stata concepita C., corpicino caldo che profumava di vita. D. si piega sulle ginocchia, Dove se ne va, tutto?
Is everything ok?
Sì, sto bene.
Via Belvedere, fila di negozi chiusi, non il fast-food africano, una vetrina-display, di notte ci scorrono caratteri russi, gatti neri, gatti bianchi, gatti colorati, Ciao!, è Roberto, nickname Smart, dal balcone, D. riconosce la voce monocorde, Ciao, Robbie.
Via Santa Rosa, teca 4, toilet per i turisti, ristorante fusion sotto al profferlo, Southeast asian specialties. Crowdy-borgo, neoprosodia (Vitòrchiano, per gli anglofoni), ultrasuonati i piccioni addio guano, derattizzazione elettronica, perenne tana di gatti. D. tiene una mano sul petto, che non si spacchi il torace, nicchia, immagine di Santa Rosa, avvio BIOS di coppia, primo bacio, C. 23 D. 27, mezzi ubriachi, malinconia, C. con occhi neri brillanti, seno caldo addosso, vitale, lunatica, D. sùbito innamorato, Un bacio benedetto dalla Santa, bacio mezzo–bugiardo, Forse la amo ancora, non si può odiare una morta, amare magari sì.
Ritorno, memorie pressanti, sottosuolo al silicio, Ci siamo, piazza Roma, teca 2, respirazione forzata, Non svenire, D. fermo sulla scritta Fidelis, fedeltà calpestata, È questo il checkpoint. Uomo poggiato al muro sotto fontana guardare, reboot inconscio, data breach, agosto 2031, sabato sera, 29°, D. e C. vicini, dopo cena di cavatelli sta suonando un trio, C. entusiasta (L’aerophonista è un mago, è incredibile!, aveva detto, D. moderato, Non esageriamo, C. Andiamo a conoscere i musicisti), bere chicha trend alcolico 2031, (Mi chiamo Kostas, piacere), D. in vertigine, sfarfallio di piazza Roma, Non cadere, spostare sguardo su uomo, focus, rabbia fa giorno, incendio Vitorchiano, D. lunghi passi, fontana raggiunta, lacrime di K., cicatrice, occhi pietrificati, uccello ferito, Non fa paura, C. è morta per tutti, D. piange, la ruvida mano greca, fusione del silicio, supernova C.
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