Il corpo sottile

Alessia è stesa su un fianco. Una gamba sopra lʼaltra, le mani davanti alla bocca. Dorme sul nostro letto, ripiegata su se stessa.

Siamo usciti in corridoio per lasciarla riposare. Michele mi si avvicina allʼorecchio:
«Sta facendo progressi alla svelta, vero?»

La prima volta che lʼho vista stava mangiando biscotti. Li spezzava premendo la confezione da fuori con le dita e piluccava i frammenti uno a uno. Era un comportamento inusuale per una donna della sua età.
Michele mi aveva detto che anche sua cugina aveva trentʼanni. Gliene avrei dati di meno per la magrezza, la felpa da ragazzina e la frangia lunga che le nascondeva la fronte.
Aveva abitato per anni in un Paese straniero. Lì aveva studiato, viaggiato e lavorato poco. Se nʼera andata dopo aver divorziato da un marito angelico e aver denunciato un compagno disgraziato.
Michele sosteneva che avrei potuto esserle dʼaiuto, ignoravo come. Inoltre, quel bussolotto di biscotti rotti mi sembrava di cattivo auspicio.
Alessia aveva gli occhi lucidi come gelatina. Percepivo una corrente elettrica nelle braccia e ho poggiato le mani sul tavolo, rivolgendo i palmi verso lʼalto.
Il suo sguardo si è soffermato sul mio dito meno abbronzato.
«È in silicone» ho detto.
«A me sembra oro bianco».
Sono convinta che la resilienza non esista: io credo nelle metamorfosi. La mia energia fluisce e si riequilibra, io no. Il mio corpo muta, la mia coscienza anche.
Per questo motivo anni fa avrei sorriso alla risposta di Alessia, che si riferiva alla mia fede nuziale. Quel giorno la considerai sgradevole.
«Sai cosʼè la Kundalini?»

È la nostra energia interiore. Ce lʼabbiamo tutti, anche tu, Alessia.
Prova a mettere una mano sulla fontanella. Senti aria fresca, o calore sulla pelle?
Prova con lʼaltra mano. Se non senti nulla è perché hai dei blocchi. È più comune di quanto tu possa credere.
Una soluzione cʼè, è la purificazione dei chakra mediante la pratica.
Certo che posso insegnartela.
Quanto tempo necessita dipende da te. Un risveglio prematuro della Kundalini può essere molto pericoloso.
Guarda che dico sul serio.
Sì. Conosco qualcuno a cui è capitato.

Due anni fa stavo tornando a casa da lavoro. Lʼennesima scadenza mi aveva trattenuta in ufficio oltre lʼorario. Restavo per realizzazione personale, mica per soldi. Lo facevo anche perché la carriera era lʼunico progetto che stava funzionando nella mia vita. Finalizzavo i report nel fine settimana, mi svegliavo allʼalba con il pensiero delle cose da fare e controllavo le e-mail perfino di notte.
Seduta sul sedile posteriore del taxi, quella sera tenevo il laptop sulle ginocchia. Ho abbassato lo schermo lasciando la mano sulla tastiera. Oltre il finestrino, nella composizione di luci accese sulle facciate dei palazzi, intravedevo misteriosi grafici scatter. Mentre cercavo di interpretarli sono caduta in un sonno profondo.
Mi sono svegliata in ospedale con il malleolo e la tibia fratturati, il crociato sinistro lesionato, il polso destro slogato e le dita fasciate. Le iridi hanno scavato nello spazio vuoto tra due falangi e lì sono rimaste: lʼanulare sinistro non era al suo posto.
Il cadavere del tassista era già in obitorio.

Spostati la frangia dalla fronte. Sì, è necessario.
No, non basta pettinarti per purificarti. Serve per predisporti alla meditazione.
Se vuoi lo faccio io, te la mando indietro con una forcina. Ma chi ti vede, siamo solo noi due in camera da letto!
Smettila di fare battute, Alessia. Devi smettere di opporti.
So che questa ironia è una difesa, ma cerca di porti in una posizione dʼascolto, di accoglienza.
Scusa scusa, il mio anello è rimasto impigliato! Lo sfilo subito. Che fai, no, non tirare! Ecco, insieme alla fede hai strappato via anche i capelli.
Lascia perdere dove buttarli.
Lascia anche la mia fede sul comò.

Il chirurgo si chiama Michele e mi ha operato tre volte.
La prima è stata due mesi dopo lʼincidente. Il piede era libero dal gesso, i lividi erano scoloriti e le escoriazioni cicatrizzate. Seguivo sedute di fisioterapia per re-imparare a camminare. Lʼanulare era il tassello mancante del mosaico di cui mi componevo e il mio obiettivo era la resilienza. Volevo tornare uguale a prima del trauma.
Lʼintervento era andato bene, eppure quando sono stata dimessa mi è salita la febbre. Dissero che il corpo stava rigettando la protesi e la seconda volta che sono finita sotto ai ferri è stato per rimuoverla. Mentre lʼéquipe medica aspettava che lʼanestesia facesse effetto pare che io abbia dato la colpa del fallimento al chirurgo argomentando che aveva avuto torto a scegliere proprio quel modello.
Conclusa la riabilitazione motoria mi sono iscritta in piscina per recuperare la muscolatura delle gambe.
Nuotavo tre volte alla settimana, e quando ci andavo di sera incontravo Michele. Arrivava che io ero già in acqua e me ne andavo che lui era nel mezzo del suo allenamento. Ci scambiavamo un saluto rapido allʼuscita, quando sgattaiolavo via con i capelli gonfi e gli occhi rossi di cloro.
Ci ho messo sei mesi a ritrovare lʼequilibrio e il coraggio di chiedergli ‒ scusa e per cortesia ‒ di riprovare ad attaccarmi il dito.
Il terzo intervento riuscì e Michele mi restituì lʼanulare che avevo perso.
Anche lʼanello che porto è un suo regalo.

Immagina la Kundalini come un serpente sopito alla base della colonna vertebrale.
Quando lʼenergia viene risvegliata fluisce dal basso verso lʼalto fino a raggiungere la sommità della testa.
È per questo che dovresti sentire freschezza o calore sulla mano.
Lʼenergia interiore va a unirsi allʼenergia universale, e così permette al Sé di realizzare la gioia e lʼamore incondizionato.
Non la senti?
La tua Kundalini deve essere bloccata in corrispondenza di uno dei sette chakra. Quando capita lʼenergia rimane schiacciata ed emergono gli squilibri.

Rispondo alla domanda di Michele senza staccare lo sguardo da Alessia.
«Ho paura di fare danni. Sai, è come ero io».
Avere un Ida Nadi ‒ o lato sinistro ‒ sbilanciato rende schiavi delle mancanze e amplifica nostalgie, attaccamenti affettivi, depressione.
Come è accaduto a me dopo lʼincidente.
A lavoro le tempie mi pulsavano e avevo continui giramenti di testa. Avevo perso la capacità di vivere la mia vita, fare il mio lavoro, camminare sui tacchi ed essere chi ero sempre stata.
Un giorno ho preso la macchina e ho guidato fino al primo semaforo. Dovevo proseguire dritto e invece ho svoltato a sinistra. Ho fatto il giro dellʼisolato e sono rientrata nel garage.
Ho trascorso due giorni a letto fra paranoie e manie di persecuzione. A momenti ero euforica e un attimo dopo mi sentivo persa, rifiutata dal mio stesso sistema.
Come è accaduto allʼanulare dopo lʼincidente.
Uscivo con un ragazzo che non voleva impegnarsi. Mi ha mollata e allora sono uscita con un ragazzo che voleva impegnarsi soltanto nei weekend, che ho mollato io perché nel frattempo chattavo con uno che cercava la sua “futura prima moglie”. Ho accettato la sfida e ho deciso che sarei uscita con lui. Soltanto che non uscivamo, stavamo in casa a fare sesso e guardare la tv. Quando gli ho chiesto come sarebbe evoluto il nostro rapporto è sparito e ha smesso di rispondere ai messaggi.
Dopo quello sono svenuta in piscina, una sera che ero appena uscita dalla vasca. Ho smesso di andare a nuotare e, dietro consiglio di Michele, mi sono iscritta a un corso di yoga. Secondo lui oltre a quello fisico avrei dovuto prendermi cura del mio “corpo sottile”.
Aveva ragione.

Questa fotografia raffigura Shri Mataji, la fondatrice del metodo Sahaja yoga.
Sahaja vuol dire “spontaneo”, e tale dovrà essere il tuo percorso di Realizzazione del Sé. La metto qui sul comò, vicino.
La candela va tenuta accesa ma dallʼaltra parte, vicino allo Swadhistan sinistro.
No, non ci devo sciogliere la roba. Alessia, smettila di fare la cretina!
Porta la tua mano destra verso la Madre Terra e la mano sinistra verso di me.
Ripeti:
Madre Terra libera il mio corpo sottile e fa che madre Kundalini ascenda liberamente verso e oltre il Sahasrara. Rafforza in me lʼinnocenza, faʼ che io sia una persona saggia spontanea e piena dʼamore”.

Alessia si gira sullʼaltro fianco senza stirarsi.
Durante la pratica la fiamma si è mossa come sospinta dal vento. La cera sciolta ha friccicato e la candela si è consumata in fretta.
Terminata la meditazione ho percepito nellʼaria la stessa tensione che anticipa una tempesta.
Entrambe siamo esauste, ma lʼunica inquieta rimango io.
Michele mi prende una mano nella sua e penso allʼanello che è rimasto sul comò.
«Lasciamola riposare».
Mio marito accosta la porta con la mano libera e io continuo a osservare Alessia attraverso la fessura verticale. Voglio assicurarmi che sia sopita e ancora avvolta su se stessa.

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